Italienische Katholische Gemeinde München
Missione Cattolica Italiana a Monaco

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Il vero Natale avviene nella tua vita

Il Natale è la cosa più
semplice
e normale che possiamo contemplare: nasce un bambino, gli viene tagliato il cordone ombelicale ed egli inizia a piangere. Sua madre o l’ostetrica lo lava dal liquido amniotico e lo veste con dei pannolini per proteggerlo dal freddo. Ma come? - mi dice il bambino che mi sta ascoltando e al quale sto narrando la fiaba del Natale. Così è scritto anche nella Bibbia, precisamente nel Vangelo di Luca.
Anche Luca parla di un bambino nato a Betlemme, in una grotta perché all’albergo non c’era posto per lui, nasce di notte mentre i pastori stanno facendo la guardia al loro gregge. Noi poi vi abbiamo aggiunto che è nato al freddo e al gelo, riscaldato da una mucca e da un asino. Luca racconta poi di come una luce sia venuta dall’alto a illuminare il campo dei pastori e di una voce che disse loro: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati da Dio. Matteo aggiunge anche che dei Magi, venuti da lontano, dopo un lungo viaggio, si presentarono alla grotta del neonato per offrirgli oro, incenso e mirra.
È successo proprio così? - mi chiede il bambino. Non credo, gli rispondo. Luca non vuole per nulla spiegare come è nato questo bambino, vuole bensì illustrare con immagini e simboli del suo tempo il senso di questa nascita. Ogni simbolo ha un suo significato e ci spiega qualcosa su questo bambino. Provo a spiegare al bambino i simboli principali.

La notte e la luce che viene dall’alto: non è per nulla la notte atmosferica, quella dopo il calare del sole, e anche la luce non è quella del sole o di una stella particolare. “Il popolo che camminava nelle tenebre - scriveva Isaia molti secoli prima - ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. L’umanità, fa capire Isaia, sta vivendo nell’oscurità, non vede il senso della propria esistenza, non sa come raggiungere la salvezza. L’umanità, avvolta dal peccato e dall’ignoranza, è in una situazione di tenebra. Su questa tenebra fa breccia la luce di Dio, che fa apparire in questo bambino una prospettiva di salvezza. Il suo stesso nome, Gesù, significa “Dio salva”. Non è per nulla la festa romana a Mitra, il dio del sole, che porterà pace e salvezza al mondo, ma sarà Dio stesso a venire in mezzo a noi.

I pastori ed i magi: sono i primi, secondo Luca e Matteo, a riconoscere qualcosa di speciale in questo bambino. Lo capiamo dai loro doni. Essi rappresentano tutti coloro che nel corso dei secoli hanno atteso la venuta di un Messia. Sono Simeone ed Anna, dei quali Luca scrive che attendevano nel tempio notte e giorno la venuta del Messia. Sono le vergini sagge che hanno preparato le loro lampade con l’olio e sono andate incontro allo Sposo che veniva. Sono i lontani che senza saperlo compiono un lungo cammino per riconoscere in lui un re, un sacerdote e un profeta. Siamo noi, solo se attendiamo con gioia la sua venuta.

La grotta di Betlemme e la mangiatoia: questo re bambino doveva nascere a Betlemme, città del re Davide, perché il Messia doveva venire secondo le Scritture dalla discendenza di Davide. La grotta non era altro che la parte interna di molte abitazioni della zona montuosa della Giudea e della Galilea, il luogo dove di notte si mettevano gli animali, un asinello, qualche pecora. E lì c’era anche la mangiatoia, dove la famiglia metteva il cibo per gli animali. Con queste immagini Luca vuole spiegare lo scopo della venuta del Messia: egli si fa cibo per noi. “Date loro da mangiare” - disse Gesù alle folle affamate nel Vangelo di Matteo. Gli risposero: “Qui non abbiamo altro che cinque pani due pesci” - ed egli disse: Portatemeli qui. E dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull’erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà”. Inoltre disse di sé Gesù: Il mio corpo è veramente cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia di me non avrà più fame e chi beve di me non avrà più sete. Ma dicendomi tutte queste cose, mi interruppe il bambino, tu mi fai perdere tutta la poesia del Natale, non mi piace il tuo Natale.
Il Natale che tu hai in mente, gli dissi, è una fiaba folcloristica, adatta ai bambini, ma non ti aiuta a scoprire la presenza di Dio in mezzo a noi. Noi ci siamo impossessati di questo Natale bambinesco e lo festeggiamo in modo umano. Tutti quelli che hanno immaginato la venuta del Messia in modo miracolistico, un fenomeno miracoloso venuto dal cielo, poi non sono riusciti ad accoglierlo, anzi lo hanno rifiutato. Dicevano: Come può essere il Messia se è uno di noi? Conosciamo infatti suo padre e sua madre, i suoi fratelli sono fra noi. Così non lo accolsero, anzi lo condannarono per essersi fatto dio. Non avevano bisogno di un dio normale, ma di un dio onnipotente, uno che agisce in modo miracoloso.

Il Dio che nasce nel Natale è un Dio che incontri nella normalità della tua vita di tutti i giorni, un Dio che si manifesta nel vicino della porta accanto o che magari incontri per strada disteso su un sacco a pelo sotto l’andito di un negozio con una scatoletta davanti per raccogliere qualche soldo. È un Dio che vuole essere riconosciuto nella presenza dei tuoi figli a casa e in quella dell’uomo o donna che hai sposato. È il Dio che incontri nei banchi della chiesa durante la Messa domenicale e che non vedi nello sconosciuto a cui doni il segno della pace prima della comunione. È il Dio che ti nutre nella comunione eucaristica, con un pezzetto di pane consacrato, un Dio che ti unge con un po’ di olio quando sei ammalato in ospedale.
Questo è il Dio che nasce non solo a Natale ma nella vita di tutti i giorni e che sei chiamato a riconoscere nei gesti di amore che compi. Allora è Natale, quello vero.